Recentemente, durante la trasmissione televisiva “In altre parole”, l’attrice Lella Costa ha lanciato una riflessione che non ha potuto non risuonare con me: perché, nei colloqui di lavoro, viene chiesto solo alle donne come intendono conciliare carriera e vita familiare?
Nella mia esperienza come coach e formatrice sui temi della parità di genere e della DE&I (Diversity, Equity & Inclusion), ho visto molte donne affrontare interrogativi che riflettono queste aspettative culturali. Oltre alla domanda su come concilieranno carriera e famiglia, ve ne sono altre che vengono poste quasi esclusivamente alle donne durante i colloqui di lavoro, come:
Queste domande non solo sono invasive, ma rivelano un pregiudizio strutturale: le donne sono percepite come potenzialmente “meno disponibili” o “meno impegnate” nel lavoro a causa della loro vita familiare. È interessante notare che, invece, agli uomini queste stesse domande non vengono quasi mai poste, come se si desse per scontato che la loro carriera sia sempre la priorità, senza interferenze legate alla sfera privata.
Il punto sollevato da Lella Costa ci invita a cambiare prospettiva. Perché non chiediamo anche agli uomini come intendono conciliare vita privata e professionale? Perché non ci interessa conoscere se hanno una rete di supporto familiare o se pianificano di prendersi un congedo parentale?
La verità è che, molto probabilmente, molti uomini vorrebbero parlare di queste sfide, ma non gli viene offerta l’opportunità. Il risultato? Si perpetua una cultura aziendale che incentiva un modello di leadership e produttività maschile basato sulla separazione tra vita privata e lavorativa, ignorando che anche gli uomini possono avere esigenze personali legate alla famiglia, al tempo libero o alla cura di sé.
In una cultura aziendale inclusiva, le domande poste durante i colloqui di lavoro non dovrebbero mai essere influenzate da stereotipi di genere. Le esigenze di conciliazione vita-lavoro riguardano tutti, e dovremmo normalizzare il fatto che sia uomini che donne possano voler equilibrare le loro responsabilità familiari con la carriera.
Le domande che vengono poste alle donne durante i colloqui spesso riflettono una mentalità che considera il lavoro femminile come una “seconda priorità”, subordinato alla famiglia. È tempo di fare un passo avanti e iniziare a chiedere anche agli uomini come si vedono nel contesto di una vita lavorativa che tenga conto del loro ruolo familiare. Questo non significa forzare le persone a rivelare informazioni personali, ma piuttosto normalizzare il fatto che entrambi i generi possano avere sfide simili da affrontare e possano trarre beneficio da una discussione aperta su come gestirle.
Ci sono ulteriori domande o commenti che dimostrano come la parità di genere sia ancora lontana. Ad esempio:
Attraverso i miei corsi sulla parità di genere e sulla DE&I, aiuto le aziende a creare ambienti di lavoro più inclusivi e consapevoli. Le imprese che vogliono rimanere competitive e attrattive non possono permettersi di ignorare la diversità dei talenti e delle esigenze dei loro dipendenti. Ogni persona, indipendentemente dal genere, dovrebbe avere l’opportunità di discutere apertamente delle proprie priorità di vita e carriera. Solo così potremo costruire una cultura aziendale che valorizzi davvero il contributo di ognuno.
Se questi temi ti stanno a cuore o se desideri portare nella tua azienda una formazione che vada oltre i soliti standard, contattami. Lavoriamo insieme per creare un mondo del lavoro più giusto, equilibrato e inclusivo. E perché non provare anche un’attività diversa, come il canto corale aziendale, per vivere in prima persona cosa significa costruire un team davvero inclusivo e collaborativo? 🎶
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