Robert Redford, con le sue battute memorabili in Come eravamo, ci lascia una lezione ancora attuale: difendere le proprie idee è importante, ma lo è altrettanto saper ascoltare quelle degli altri. Questo articolo è un omaggio a lui e un invito a riflettere su come la diversità in azienda e la leadership inclusiva possano trasformare le certezze in dialogo, i conflitti in crescita e i team in comunità più creative e resilienti.
“Sei proprio tanto certa delle cose di cui sei certa?”
È una battuta che Robert Redford rivolge a Barbra Streisand in Come eravamo (1973). Con la sua recente scomparsa, ho sentito il desiderio di rendere omaggio ad un artista che non ha lasciato il segno solo sul cinema, ma anche con il suo impegno personale.
Confesso: Come eravamo è uno dei miei film preferiti. Per tre motivi:
perché Redford in quel ruolo è oggettivamente super figo 😍,
perché la colonna sonora resta indimenticabile,
perché i temi affrontati, amore, ideali, differenze, scontri di visioni, sono ancora attuali.
Quella battuta di Redford sembra leggera, quasi ironica, ma in realtà è una provocazione profonda. Quante volte, in azienda come nella vita, siamo talmente convinti delle nostre ragioni da non lasciare spazio ad altri punti di vista?
Poco dopo, Redford aggiunge un’altra frase memorabile: “Tu non molli mai, eh?”. Non è una critica, è ammirazione. Perché difendere le proprie idee con determinazione è un valore. Ma altrettanto lo è imparare ad ascoltare quelle diverse dalle nostre.
Questa tensione tra convinzione e apertura è il cuore della leadership inclusiva.
Ogni volta che entro in aula per un percorso formativo, ritrovo la stessa dinamica:
chi difende con passione le proprie certezze,
chi porta prospettive nuove, spesso scomode o inattese.
All’inizio c’è resistenza. Ognuno si aggrappa al proprio modo di vedere il mondo. Ma se si riesce a fare un passo di lato, a sospendere il giudizio e ad ascoltare, accade qualcosa:
emergono soluzioni più creative,
i conflitti diventano occasione di crescita,
le relazioni si rafforzano.
È questo il terreno dove la diversità in azienda smette di essere uno slogan e diventa motore di innovazione.
Il lavoro su Diversità, Equità e Inclusione (DE&I) porta con sé tre grandi insegnamenti:
Non si tratta di annullarle, ma di farle dialogare.
Un luogo di lavoro inclusivo è quello dove posso dissentire senza paura.
Non è questione di chi ha ragione, ma di come le idee diverse possano arricchirsi a vicenda.
Sono principi semplici da enunciare, ma difficili da vivere. È qui che entra in gioco la formazione: allenarsi a trasformare la diversità in risorsa richiede pratica, consapevolezza e coraggio.
Redford e Streisand, nel film, incarnano due mondi opposti. Eppure è proprio da quello scontro che nasce la bellezza della storia.
Lo stesso vale per i team: le differenze non sono un problema da risolvere, ma la materia viva con cui costruire innovazione e collaborazione.
Il vero coraggio, oggi, non è restare incrollabili nelle proprie certezze. È aprirsi ad ascoltare chi non ci somiglia.
Ti va di riflettere?
Qual è stata l’ultima volta in cui una prospettiva diversa ti ha fatto vacillare nelle tue certezze e ti ha permesso di crescere?
Se senti che la tua azienda ha bisogno di allenarsi a trasformare le differenze in energia positiva, questo è il momento giusto per parlarne. Perché la leadership inclusiva non è teoria: è il modo più concreto per costruire benessere organizzativo e risultati duraturi.
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